Mitigazione esplicita o implicita dell’inflazione
A volte queste imprese godono di una protezione esplicita dall’inflazione. È il caso di molte aziende di pubblica utilità regolamentate in Europa che, nel quadro di una normativa indicizzata all’inflazione, sono autorizzate a mantenere i rendimenti a un determinato spread al di sopra dell’inflazione di quella regione. In altri casi, il legame tra l’inflazione e le tariffe applicate dall’azienda è implicito: quando i costi aumentano, l’azienda è in grado di mantenere un livello di rendimento concordato aumentando i prezzi. Per esempio, le utilities statunitensi tendono a guadagnare rendimenti nominali, ma sono ancora in grado di trasferire ai clienti qualsiasi aumento delle spese operative provocato dall’inflazione. Inoltre, se l’inflazione dovesse rimanere persistentemente alta, le autorità normative potrebbero adeguare le tariffe nelle loro revisioni dei tassi, che di solito si verificano ogni due-cinque anni.
E gli altri asset? Se da una parte è raro trovare aziende di gestione degli aeroporti che possono beneficiare di una regolamentazione indicizzata all’inflazione, la maggior parte dei gestori di strade a pedaggio sono in grado di aumentare le tariffe di una percentuale pari a quella dell’inflazione. Le società di logistica, stoccaggio e trasporto di petrolio e gas, invece, i cosiddetti asset midstream, tendono ad avere una buona correlazione con l’inflazione grazie alla loro esposizione al settore energia, mentre le società di infrastrutture dati o di trasmissioni via cavo presentano spesso vantaggi competitivi che permettono loro di trasferire prezzi più elevati ai propri utenti.
In sintesi, anche se questi asset duraturi non proteggono i portafogli da eventuali sorprese di aumento dell’inflazione, come invece un portafoglio di materie prime, offrono comunque una certa mitigazione potenziale dell’aumento dei prezzi nel medio-lungo termine, il che, a nostro avviso, rende le infrastrutture liquide interessanti in un portafoglio attento all’inflazione.