Come valutate le opportunità e i rischi attuali?
Le sorprese positive sugli utili sono ormai alle nostre spalle, poiché i margini netti da interesse elevati potrebbero non essere sostenibili in un contesto di calo dei tassi di interesse e di pressioni dovute al repricing. Tuttavia, la combinazione tra livelli di redditività più elevati più a lungo e di ridotta espansione degli stati patrimoniali dovrebbe continuare a generare dei solidi rendimenti dei flussi di cassa, che dovrebbero consentire di generare rendimenti per gli azionisti tra il 13% e il 16% e un ritorno dell’attività di M&A nel settore. Con il venir meno della crescita degli utili, dovrebbe intensificarsi la volontà di consolidamento o di “acquistare” nuovi motori di crescita. In modo particolare, credo che le possibilità di consolidamento a livello nazionale interesseranno soprattutto l’Italia, la Spagna e i paesi dell’Europa centrale e dell’est. Grazie agli importanti incentivi normativi, vi sono anche grandi possibilità che le banche acquisteranno compagnie di assicurazione.
Inoltre, la tecnologia sta avendo un profondo impatto sulle modalità con cui i consumatori interagiscono con le banche e i loro prodotti. Il rialzo dei tassi ha generato un incremento del costo del capitale per le Fintech, mentre la redditività delle banche tradizionali ha nettamente aumentato la loro capacità di investire in tecnologia. La “rivoluzione industriale” dell’IA migliorerà indubbiamente l’efficienza delle banche nel lungo termine, ma incrementerà anche la consapevolezza dei clienti, riducendo la capacità delle banche di generare profitto dall’inerzia dei consumatori. Questa situazione creerà presumibilmente “vincitori” e “vinti” e la capacità di identificare i management maggiormente in grado di adattarsi sarà fondamentale per la generazione di alfa nel lungo periodo.
Per quanto riguarda gli aspetti potenzialmente preoccupanti, credo che il rischio principale per il settore bancario europeo sia il contesto politico, alla luce dei grandi disavanzi e dei debiti sovrani elevati. Un contesto di questo tipo incrementa il rischio di tassazione del settore e di “crowding-out” degli stati patrimoniali delle banche, riducendo la disponibilità di finanziamenti per gli investimenti privati, mentre i governi cercano di colmare le lacune dei budget e incitano gli investitori retail a investire in titoli di Stato. Inoltre, le generali incertezze politiche potrebbero a tratti pesare sulle valutazioni, malgrado la solidità dei fondamentali, come accaduto di recente in Francia.
Sto anche monitorando da vicino il contesto normativo; ad esempio, le recenti sfide che hanno pesato sul settore bancario svizzero potrebbero causare un irrigidimento normativo in quel mercato. L’autorità svizzera di vigilanza dei mercati finanziari (FINMA) ha ottenuto maggiori poteri ma, a mio parere, avrà un compito delicato nel cercare di assicurare che ulteriori requisiti normativi non creino uno svantaggio competitivo per le banche svizzere attive sui mercati internazionali. Credo che questo rischio si intensificherebbe se Trump dovesse vincere le elezioni negli Stati Uniti, dal momento che un’amministrazione repubblicana cercherebbe probabilmente di allentare il quadro normativo per le banche statunitensi.