Azionario
Nell'ambito della nostra allocazione attiva degli asset, adottiamo una posizione moderatamente sottopesata sulle azioni globali, con una posizione più cauta sull'azionario europeo. La nostra opinione sulle azioni europee deriva in gran parte dal persistere di un'inflazione elevata e dall'impatto attuale sugli utili e sui multipli dell'inversione di politiche monetarie e fiscali accomodanti. Sebbene l'espansione fiscale abbia aiutato l’Eurozona e buona parte delle economie europee a recuperare rapidamente terreno dopo la pandemia, la regione si trova ad affrontare sfide nel breve e medio termine, dovendo fare i conti con un'inflazione elevata e con i disagi derivanti dall'intensificarsi delle carenze energetiche. Se questo scenario di crisi dovesse persistere, le società industriali sarebbero le prime ad essere soggette a potenziali razionamenti energetici. Alcuni fattori di crescita rimangono validi grazie anche alla rigidità del mercato del lavoro in Europa e a una politica fiscale più favorevole rispetto alla maggior parte degli altri mercati sviluppati. Tuttavia, interruzioni consistenti delle forniture energetiche potrebbero annullare completamente l'impatto positivo di questi fattori.
Per l'azionario europeo, un'inflazione più elevata e più volatile corrisponde a un aumento della pressione sui margini e del rischio relativo agli utili. Rispetto ad altre economie sviluppate, l'Europa è maggiormente esposta al ciclo globale e a una crescita più fragile. Per far fronte a questo contesto, le società dell'area euro e non solo si trovano a dover affrontare costi e incertezze considerevoli. Il mercato prevede una crescita degli utili del 7,2% nei prossimi 12 mesi, e la regione continua a registrare un equilibrio tra upgrade e downgrade degli utili da parte degli analisti (Figura 1). Il deprezzamento dell'euro dovrebbe rappresentare un vantaggio per chi esporta della regione, ma l'elevata volatilità delle valute (insieme all'aumento dei prezzi dei fattori produttivi) rende più complesse le decisioni sui prezzi e la pianificazione delle filiere produttive. Finora la domanda accumulata e le riserve di liquidità delle famiglie hanno permesso alle aziende europee di aumentare i prezzi, ma questi rincari potrebbero diventare sempre meno praticabili per via della continua erosione del potere d'acquisto dei consumatori. Inoltre, alcuni governi stanno cercando di trasferire al settore privato parte dell'onere derivante dall'aumento dei costi energetici e degli interessi, come dimostrano le recenti tasse sugli extra-profitti sulle banche e sui servizi di pubblica utilità in Spagna.