Italia (Italy), Consulenti finanziari

Cambia sitochevron_right

OBBLIGAZIONARIO IN FOCUS

Decifrando il contesto macroeconomico – Edizione di dicembre 2024

Marco Giordano, Investment Director di Wellington Management
gennaio 2025
4 min di lettura
2026-01-31
Archiviato info
I contenuti archiviati rimangono disponibili sul sito. Si invita a considerare la data di pubblicazione mentre si leggono i contenuti precendenti.
641607690

Le opinioni espresse sono quelle dell’autore alla data di redazione. I singoli team di gestione possono esprimere opinioni differenti e prendere decisioni d'investimento diverse. Il valore finale dell’investimento potrebbe essere superiore o inferiore a quello dell’investimento iniziale. Eventuali dati di terzi utilizzati nel presente documento sono considerati affidabili, tuttavia non è possibile garantirne l’esattezza. Destinato esclusivamente a investitori professionali. 

Le determinanti dei mercati obbligazionari nel mese di novembre

  1. Decisioni di politica monetaria. Il ritmo dell'allentamento ha iniziato a seguire traiettorie diverse nei vari Paesi. La combinazione di pause o commenti da falco si è riflessa nei prezzi di mercato, con i rendimenti dei titoli di Stato che sono aumentati a dicembre. L’ Open Market Committee della Federal Reserve ha votato per abbassare di 25 punti base il target del proprio tasso di riferimento, portandolo al 4,25-4,50%. Il voto non è stato unanime, poiché il nuovo Presidente della Federal Reserve Bank di Cleveland, Beth Hammack, ha preferito mantenere i tassi stabili. Durante la conferenza stampa post-riunione, il presidente Powell ha evidenziato alcuni punti importanti:
    • È probabile che la Fed riduca il ritmo di allentamento della politica monetaria nel 2025, con due ulteriori tagli previsti.
    • L'inflazione si è stata più persistente di quanto stimato dalla Fed, con un calo dell'inflazione degli alloggi più lento del previsto e una certa "vivacità" nell'inflazione dei beni.
    • La Fed non ha più bisogno di condizioni occupazionali meno rigide per ridurre l'inflazione. In effetti, dal punto di vista della Fed, il mercato del lavoro continua ad allentarsi.

    Anche la Banca Centrale Europea ha optato per un taglio dei tassi di 25 punti base, ma la sua dichiarazione è stata decisamente più accomodante rispetto a quella della Fed, riflettendo il contesto macroeconomico più difficile dell'area euro. Sebbene la decisione di tagliare i tassi sia stata unanime, il Consiglio Direttivo della BCE ha discusso la possibilità di un taglio di 50 punti base e il Presidente Lagarde ha accennato a un rischio di downside, piuttosto che di upside, per l'inflazione. Nel Regno Unito, la Bank of England ha invece scelto di mantenere i tassi invariati (con una maggioranza di 6-3): sebbene l'attività stia rallentando, vi sono segnali che indicano che l'inflazione si sta dimostrando particolarmente persistente, dato che l'inflazione core è salita al 3,5%, la crescita dei salari del settore privato ha superato il 6% e le aspettative di inflazione sono tornate a salire. La Bank of Japan ha optato per mantenere i tassi invariati allo 0,25%, anche se il governatore Ueda ha segnalato l'avvicinarsi del prossimo rialzo dei tassi, dato che l'inflazione core è al di sopra del target da due anni e la crescita nominale è intorno al 3%. In questo contesto, il Giappone continua a distinguersi nel contesto economico globale come l’unico paese nel quale si registra un incremento dell’inflazione con una politica monetaria impostata sulla deflazione.

  2. I dati economici sono sempre più contrastanti. Negli Stati Uniti, l'inflazione è in linea con le aspettative, con un CPI core al 3,3% annuo. Nonostante sia in linea con le stime di consenso, lo stallo dei progressi sull'inflazione ha offerto ai mercati dei tassi ulteriori strumenti per un sell off in vista del meeting del FOMC di metà dicembre. Altri dati, come quelli relativi ai settori manifatturiero e dei servizi, hanno iniziato a convergere negli ultimi mesi, con i PMI che mostrano una ripresa in corso nel settore manifatturiero, che si sta rimettendo al passo con quello dei servizi. L'impatto ritardato dell’allentamento delle condizioni finanziarie e previsioni positive più positive in ambito politico hanno sostenuto il settore manifatturiero statunitense, ma l'incertezza relativa alla politica commerciale resta un rischio. In Europa, soprattutto in Germania, le sfide economiche sono evidenti da tempo a è probabile che qualsiasi risposta di politica fiscale sia in qualche modo ritardata a causa delle preoccupazioni sulla sostenibilità del debito (ad esempio in Francia) o delle imminenti elezioni tedesche. Se da un lato i servizi hanno registrato un rallentamento, dall’altro PMI mostrano una crescita in atto, e il settore manifatturiero continua a contrarsi da oltre due anni, influenzato dai settori automobilistico, dei materiali e dei beni strumentali.

  3. Dollaro statunitense. Nonostante la Fed abbia optato per un taglio dei tassi, il dollaro si è rafforzato in modo significativo nel corso del mese, con le possibili politiche del presidente eletto Trump in materia di immigrazione e dazi che hanno aggiunto pressioni al rialzo sull'inflazione. Tuttavia, se la narrazione dell'eccezionalismo statunitense sembra essere valida in termini assoluti, lo è anche in termini relativi, con tensioni e prospettive di crescita difficili al di fuori degli Stati Uniti che hanno ulteriormente favorito il biglietto verde. L'AUD e l'NZD hanno risentito in particolare del rallentamento generale della Cina, mentre lo JPY ha continuato a perdere terreno a causa dell'orientamento da falco della Fed, che si è sommato al crescente sentiment di mercato secondo cui la BoJ aspetterà ancora prima di alzare i tassi. L'euro ha sofferto a causa della continua instabilità politica e delle minacce tariffarie che hanno pesato sul sentiment, avvicinando la soglia psicologicamente significativa della parità tra USD e EUR. Per quanto riguarda gli emergenti, le valute di questi mercati si sono ampiamente deprezzate, con il BRL che è sceso ai minimi storici in quanto l'intervento record della Banca Centrale del Brasile non è riuscito a placare le preoccupazioni degli investitori per l'aumento della spesa pubblica.

  4. I mercati del credito hanno chiuso il 2024 con un'ulteriore compressione degli spread e un eccesso di rendimento positivo nell'investment grade, il che significa che gli spread statunitensi sono ora più stretti di quanto non fossero prima della crisi finanziaria del 2007-2008. Anche il credito europeo ha registrato un significativo restringimento quest'anno e gli spread sono tornati ai livelli visti l'ultima volta prima della crisi energetica del 2022. La compressione dei mercati del credito a più alto rendimento è stata ancora più significativa nel 2024. A livello globale abbiamo assistito solo a una marginale impennata dei tassi di default, nonostante il significativo aumento dei rendimenti degli ultimi anni, a dimostrazione del fatto che i fondamentali sono rimasti relativamente sani.

Il nostro esperto

Fondi in evidenzia

Leggi successivo