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OBBLIGAZIONARIO IN FOCUS

Decifrando il contesto macroeconomico – Edizione di settembre 2024

Marco Giordano, Investment Director di Wellington Management
4 min di lettura
2025-10-09
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Le opinioni espresse sono quelle dell’autore alla data di redazione. I singoli team di gestione possono esprimere opinioni differenti e prendere decisioni d'investimento diverse. Il valore finale dell’investimento potrebbe essere superiore o inferiore a quello dell’investimento iniziale. Eventuali dati di terzi utilizzati nel presente documento sono considerati affidabili, tuttavia non è possibile garantirne l’esattezza. Destinato esclusivamente a investitori professionali.

Le determinanti dei mercati obbligazionari nel mese di settembre

1) La Federal Reserve (Fed) ha finalmente effettuato il tanto atteso taglio dei tassi, il primo dall’inizio del 2020, allineandosi con altre banche centrali mondiali che hanno adottato politiche più accomodanti. Il taglio di 50 punti base e le osservazioni del presidente Powell durante la conferenza stampa successiva al meeting sono stati interpretati come moderatamente da colomba. Sebbene i rendimenti siano rimasti pressoché invariati dopo la riunione, sembra che la Fed stia spostando la sua attenzione sul lato occupazionale del suo duplice mandato, piuttosto che sull’inflazione. Powell ha definito equilibrati i rischi legati al raggiungimento degli obiettivi, ma ha incluso il seguente commento nelle sue osservazioni alla conferenza stampa:

Con il calo dell’inflazione e il raffreddamento del mercato del lavoro, i rischi di upside dell’inflazione sono diminuiti e quelli di downside dell’occupazione sono aumentati”.

Nel suo aggiornamento del Summary of Economic Projections (SEP), la Fed ha abbassato le previsioni sull’inflazione e aumentato quelle sul tasso di disoccupazione per il 2024 e il 2025. Sebbene la banca centrale abbia anche abbassato il proprio target per il tasso di policy, rimane indietro rispetto alle aspettative del mercato, basate sui prezzi dei futures.

2) Stimolo alla Cina. Gli alti responsabili politici cinesi hanno annunciato una serie completa di pacchetti di sostegno monetario e fiscale volti a rilanciare la seconda economia mondiale e a sostenere il mercato azionario. La natura concreta e coordinata di questi annunci politici indica il riconoscimento, ai più alti livelli del governo cinese, delle gravi conseguenze del rallentamento della crescita economica e del forte calo della fiducia degli investitori. Le misure comprendono:

  • Riduzione dei tassi di interesse e del coefficiente di riserva obbligatoria: la People’s Bank of China (PBoC) ha annunciato tagli ai tassi di interesse di riferimento e una riduzione di 50 punti percentuali dell’ammontare delle riserve che le banche cinesi devono detenere.
  • Sostegno al mercato immobiliare: abbassamento dei costi di finanziamento su ben 5.300 miliardi di mutui esistenti, riducendo i tassi in media dello 0,5% e abbassando l’acconto minimo per le seconde case, dal 25% al 15%. È inoltre possibile un allentamento della limitazione del numero di abitazioni acquistabili dai singoli.
  • Liquidità del mercato azionario: la banca centrale ha istituito una linea di swap da 500 miliardi di yuan (71 miliardi di dollari) per fornire liquidità per l’acquisto di azioni e una linea di rifinanziamento da 300 miliardi di yuan (43 miliardi di dollari) per incoraggiare i buyback azionari. Il regolatore ha anche annunciato che sta studiando la creazione di un fondo di stabilizzazione del mercato.
  • Stimolo fiscale: il governo cinese ha anche annunciato una spesa fiscale aggiuntiva attraverso l’emissione di obbligazioni speciali per integrare gli sforzi della PBoC. Mentre la sola politica monetaria è stata accolta con un certo scetticismo, l’aggiunta di ingenti quantità di politica fiscale (2.000 miliardi di yuan o 284 miliardi di dollari), in gran parte destinate a consumatori, imprese e amministrazioni locali, ha alimentato la narrativa del rischio sui mercati cinesi, con l’opinione che il governo fosse finalmente intenzionato a combattere le sfide dell’economia in termini di bilancio.

La reazione a queste misure di stimolo si è manifestata soprattutto nelle azioni cinesi, che al momento in cui scriviamo stanno attraversando il più forte rally degli ultimi 20 anni. Tuttavia, il movimento è stato evidente anche nei mercati del reddito fisso, con i rendimenti dei titoli di Stato cinesi (CGB) in netto rialzo, ma con una lunga strada da percorrere per annullare il quasi costante calo registrato finora quest’anno.

3) Da qualche tempo, il Giappone sta seguendo una strada diversa: è più probabile che la Bank of Japan (BoJ) decida di aumentare i tassi piuttosto che diminuirli in futuro. Tuttavia, il processo decisionale della BoJ è stato temporaneamente sospeso durante le elezioni per la leadership del partito di governo Partito Liberal Democratico (LDP), che hanno visto Shigeru Ishiba diventare il nuovo primo ministro. Con le elezioni politiche anticipate previste per la fine di ottobre, è improbabile che si verifichino cambiamenti in tema di politica monetaria fino alla riunione di dicembre.

I discorsi dei membri della BoJ continuano a suggerire che i tassi sono lontani dalla neutralità e, a meno di un significativo rallentamento globale o di errori nelle loro previsioni, potrebbero avvicinarsi all’1% entro la metà del 2025. I mercati prevedono a malapena un singolo rialzo (a +0,5%) entro la fine dell’estate del 2025, quindi potremmo assistere a grandi movimenti se la BoJ si dimostrerà all’altezza.

4) Normalizzazione delle correlazioni tra azioni e obbligazioni. Nelle ultime settimane, le correlazioni tra azioni e obbligazioni si sono normalizzate. Continuiamo a ritenere che la duration possa svolgere un ruolo importante come copertura dei rischi di coda in un contesto di risk-off e che i sell-off degli asset di rischio saranno nella maggior parte dei casi accompagnati da una “fuga verso la qualità” verso i titoli di Stato. I Treasury statunitensi, nelle ultime sei settimane, ne sono stati un buon esempio.

La duration presenta importanti vantaggi di diversificazione indipendentemente dal livello dei tassi e contribuisce a controbilanciare il rischio di credito. Mentre i tassi a breve termine stanno già prezzando un allentamento molto aggressivo nella politica monetaria, i rendimenti obbligazionari a lungo termine rimangono elevati rispetto a quelli che hanno prevalso nel periodo successivo alla crisi finanziaria. Prevediamo che le correlazioni tra azioni e obbligazioni mostreranno la loro tradizionale relazione negativa in futuro, ora che l’inflazione sembra essere meglio contenuta e più vicina al target del 2% prefissato delle banche centrali.

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