Obbligazionario in focus

Decifrando il contesto macroeconomico – Edizione di marzo 2025

Marco Giordano, Investment Director
aprile 2025
4 min di lettura
2026-04-30
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Le determinanti dei mercati obbligazionari nel mese di febbraio

  1. Dazi: il 2 aprile il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato dazi del 10% su tutte le importazioni negli Stati Uniti e dazi reciproci aggiuntivi per circa 60 Paesi o aeree geografiche che hanno un elevato deficit commerciale con gli Stati Uniti. I dazi di base e quelli aggiuntivi entreranno in vigore rispettivamente il 5 e il 9 aprile. Inoltre, il Presidente ha confermato l'applicazione di una nuova tariffa americana del 25% su tutte le automobili prodotte all'estero e su alcune parti di automobili provenienti da tutti i Paesi, in vigore dalla mezzanotte del 3 aprile (e non oltre il 3 maggio per le parti di automobili). Esistono delle esenzioni ai dazi reciproci, che interessano, tra gli altri, i beni importati da Messico e Canada conformi all'USMCA e prodotti selezionati già interessati dai dazi della Sezione 232 (ad esempio, acciaio, alluminio e oro).

    Reazione immediata del mercato
    I mercati obbligazionari hanno registrato un rally in un contesto carattterizzato da movimenti risk-off. I rendimenti sono diminuiti in tutte le principali economie, con i rendimenti australiani capofila nel calo, seguiti da Giappone, Nuova Zelanda e Cina. Anche i rendimenti europei hanno seguito questo trend, con i mercati che stimano una probabilità del 90% che la BCE riduca i tassi di policy nella prossima riunione del 17 aprile. I rendimenti dei Treasury statunitensi sono diminuiti lungo tutta la curva, con i tassi a breve termine che hanno guidato il calo. Nei mercati del credito, il CDX sugli HY statunitensi si è ampliato di 20 pb dopo l'annuncio, 10 pb in più rispetto all'equivalente in euro, indicando un maggiore allontanamento dal rischio nei mercati statunitensi.

    Punti di forza
    Il trade-off crescita/inflazione a breve termine si sta drammaticamente deteriorando per gli Stati Uniti. Il piano di dazi reciproci del presidente Trump potrebbe aumentare il peso dei dazi sull’economia in misura maggiore, e al livello più alto, dagli anni '30. È fondamentale notare che l’incidenza del commercio sul PIL è oggi significativamente più elevata rispetto ad allora. I dazi annunciati sono stati di gran lunga superiori a quelle che i mercati si aspettavano. Nel breve e medio termine, queste azioni potrebbero:
    • aumentare la probabilità di un aumento molto più sostenuto dei livelli di inflazione e della volatilità;
    • causare un significativo deterioramento della crescita a breve e medio termine, e
    • aumentare le probabilità che il ciclo economico si basi sui segnali più negativi provenienti dall'incertezza politica – in questo caso la probabilità di una recessione aumenterebbero drasticamente da qui in poi.
  2. Il dollaro USA. L'erosione dell'integrità istituzionale degli Stati Uniti potrebbe compromettere ulteriormente lo status di valuta di riserva del dollaro e trasformare i deflussi di capitale globali. Un rischio che l'amministrazione Trump potrebbe affrontare è che, a causa della perdita di fiducia, i Paesi siano meno disposti a negoziare rispetto al passato. Questo rischio si è intensificato con l'annuncio dei dazi da parte dell'amministrazione ed è improbabile che venga eliminato, anche se alcuni di questivengono ritirati prima della loro attuazione. Aumenta la probabilità di un maggiore nazionalismo economico e del rimpatrio dei capitali. Prevediamo che questo annuncio sarà l'innesco, o almeno l'acceleratore, dei deflussi netti di capitale dagli asset finanziari statunitensi verso il reddito fisso globale, il che dovrebbe comportare premi al rischio più elevati e rendimenti obbligazionari a lungo termine più alti per gli Stati Uniti. Nel resto del mondo, questo potrebbe essere un forte fattore tecnico a sostegno degli asset finanziari non statunitensi, con il reddito fisso europeo, giapponese e cinese che potrebbero beneficiare di tali deflussi.

    Il dollaro USA ha seguito il calo dei rendimenti del Treasury ed è scivolato rispetto ai suoi principali omologhi, con l'indice del dollaro (DXY) che è sceso sotto 102: la valuta e i Treasury statunitensi hanno ormai completamente annullato il movimento registrato dalle elezioni del novembre 2024. EUR, JPY e CHF hanno guadagnato oltre il 2% rispetto all'USD dopo l'annuncio, poiché gli investitori si sono orientati verso valute rifugio in un contesto di crescente incertezza geopolitica.
  3. Dati economici. I mercati potrebbero non non prezzare gran parte dei dati economici concreti, che hanno mostrato una notevole resilienza. I PMI compositi sono rimasti costantemente al di sopra di 50 punti durante tutto il periodo di ripresa post-pandemia negli Stati Uniti e, dall'inizio dell'anno, hanno superato tale soglia anche nell'area euro e in Germania.

    I consumi hanno mantenuto una certa solidità nella maggior parte del mondo sviluppato; tuttavia, le indagini più recenti sulla fiducia dei consumatori indicano un rallentamento. L'aumento delle preoccupazioni e dell'incertezza riguardante i dazi potrebbero portare consumatori e imprese a ridurre la spesa e incrementare la cautela nei risparmi, ritardando gli investimenti. Questo atteggiamento potrebbe rapidamente tradursi in un deterioramento dei dati, specialmente se le condizioni finanziarie si restringeranno.

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