Trovare un modo di misurare rischio di transizione e rischio fisico
Il nostro processo CMA segue un classico approccio basato su fattori in cui le componenti del rendimento totale (reddito, crescita e valutazione) sono previste in maniera indipendente. Al cuore dell’approccio troviamo il presupposto secondo cui le variabili macroeconomiche (ad esempio PIL e inflazione) e le variabili fondamentali (ad esempio crescita dell’EPS e perdite di credito) giochino ciascuna il proprio ruolo sul rendimento totale.
Partendo da tale presupposto, necessitavamo di una struttura per pensare ai fattori climatici che dovrebbero essere incorporati nel processo CMA. Abbiamo scelto di concentrarci su due aree di rischio climatico:
- rischio di transizione: comprende i rischi derivanti dalla decarbonizzazione dell’economia, come l’impatto dei cambiamenti di politica monetaria/normativi (prezzi del carbonio, sussidi, ecc.), la disruption tecnologica (il passaggio alle energie rinnovabili, ai veicoli elettrici, ecc.) e pressione e comportamento sociali;
- rischio fisico: riguarda i cambiamenti dell’ambiente fisico provocati dal cambiamento climatico, compresi i rischi cronici (modifiche a lungo termine dei modelli climatici, delle temperature, del livello del mare, ecc.) e i rischi acuti (rischi determinati da eventi di crescente gravità, come inondazioni, uragani e incendi).
Date le complessità e le variazioni nelle categorie di rischio climatico, abbiamo impiegato due approcci distinti per stimare il loro impatto sulle variabili macroeconomiche. Per il rischio di transizione e il rischio fisico cronico, abbiamo seguito un approccio basato su scenari che attinge a scenari politici concepiti dal Network for Greening the Financial System (NGFS), un gruppo di banche centrali e autorità di vigilanza. L’output di tre diversi modelli di valutazione integrata è disponibile per ciascuno degli scenari, fornendo una certa diversificazione del rischio del modello nella stima dei percorsi potenziali per il PIL reale e l’inflazione. La figura 1 mostra 12 di questi percorsi per il PIL reale statunitense (a sinistra) e 12 per l’inflazione (a destra). Possiamo osservare un’ampia dispersione di risultati, ma ci si aspetta generalmente che il PIL reale sia inferiore alla linea di base, mentre l’inflazione dovrebbe essere più elevata della linea di base, determinata dal rischio di transizione.