Donald Trump è emerso come il chiaro vincitore di un'elezione presidenziale statunitense altamente polarizzata. Sebbene il livello esatto della maggioranza non sia ancora chiaro, i repubblicani hanno ottenuto anche il controllo del Senato, mentre il risultato per la Camera dei Rappresentanti è, al momento in cui scriviamo, too close to call. Si tratta di un risultato straordinario per Donald Trump, che ha riconquistato la presidenza per la seconda volta in una corsa estremamente combattuta. Nei prossimi giorni, con il conteggio dei risultati e l'inizio del processo di creazione della sua amministrazione e di definizione delle priorità, tutto sarà più chiaro. Al di là della reazione immediata del mercato, di seguito sono riportati alcuni temi più importanti che sto osservando e che ritengo avranno implicazioni significative per gli investitori nel corso del tempo.
Un approfondimento sulle macro-tendenze e le implicazioni
È probabile che la vittoria di Trump acceleri le tendenze in atto relative all'offerta di lavoro (più debole), all'offerta di beni commerciabili (in contrazione) e al deterioramento del contesto fiscale. A sua volta, questo aumenta drasticamente la probabilità di un aumento dell'inflazione a breve termine, ma anche di una maggiore volatilità dell'inflazione a breve e medio termine, che è fondamentale per il livello dei rendimenti e del premio a termine. I rendimenti obbligazionari erano già saliti in modo significativo nel periodo precedente le elezioni, hanno continuato a salire nelle ultime ore e potrebbero salire ancora, allineandosi maggiormente alla mia analisi strutturale di medio termine, secondo la quale i rendimenti del Treasury decennale si assesteranno nel tempo in una fascia compresa tra il 5,5% e il 6,0%. I tagli all'offerta e l'allentamento fiscale sono la ricetta perfetta per un livello strutturalmente più elevato dei rendimenti e del premio a termine. Anche se la Camera non dovesse passare ai Repubblicani, ritengo che ci sia ancora una forte possibilità di allentamento fiscale l'anno prossimo fino al 2026, poiché una Camera democratica potrebbe potenzialmente negoziare tagli fiscali con aumenti di spesa.
Di seguito qualche ulteriore elemento su queste tendenze:
- Offerta di lavoro – Gli Stati Uniti, come gran parte del mondo, devono far fronte a venti demografici e la maggior parte della crescita futura della forza lavoro dipende dall'immigrazione. A parità di condizioni, i venti contrari demografici dovrebbero portare a una carenza di manodopera più persistente, a un NAIRU più elevato - il livello del tasso di occupazione che non porta a un aumento dell'inflazione - e a un peggiore trade-off tra inflazione e crescita. Negli ultimi 12 mesi, l’impennata dell'immigrazione ha rappresentato un massiccio aumento dell’offerta di lavoro, ma probabilmente ha raggiunto il suo picco, il che significa che i venti contrari all’offerta di lavoro potrebbero riemergere nei prossimi 12-24 mesi. Mentre entrambi i candidati sostenevano politiche di immigrazione più restrittive, le proposte di Trump sono ancora più restrittive, soprattutto se porterà avanti anche i suoi piani di deportazione.
- Offerta di beni commerciabili – Il volume totale degli scambi commerciali negli Stati Uniti è in calo strutturale dal 2009. Il primo mandato di Trump ha accentuato questi sviluppi attraverso l'impiego di tariffe, ma le restrizioni commerciali erano già aumentate in precedenza. Ora, le politiche commerciali proposte sono ancora più restrittive. La nostra ricerca suggerisce che i dazi generalizzati potrebbero rappresentare un freno alla crescita del prossimo anno dello 0,5% - 1,0%, ma un aumento dell'inflazione dell'1% - 2%. A parità di condizioni, una contrazione dell'offerta di beni commerciabili rende i prezzi dei beni più sensibili alla domanda e aumenta la probabilità di una volatilità sostenuta dell'inflazione.
- Politica fiscale – Sebbene avessimo previsto un deterioramento della posizione fiscale degli Stati Uniti con entrambi i candidati, ora è probabile che si verifichi a un ritmo più rapido, con un aumento significativo dei livelli di debito nei prossimi 10 anni in base alla legge attuale, potenzialmente fino al 140%. In questa fase, vediamo pochi segnali di preoccupazione da parte dei policymakers per questi livelli di debito, nonostante i costi degli interessi siano ora superiori alla spesa per la difesa per la prima volta nella storia.
- Funzione di reazione della Fed – La Fed ha recentemente ridotto i tassi perché si sente più tranquilla sul fronte dell'inflazione e, guardando all'inflazione spot, questa fiducia per ora è giustificata. Se tale fiducia dovesse venir meno (cosa che ritengo più probabile nel tempo), è probabile che la Fed si muova di nuovo, dapprima sospendendo il ciclo di tagli e, se necessario, aumentando nuovamente i tassi nel corso del prossimo anno. Tuttavia, queste decisioni avverranno nel contesto di una nuova amministrazione che vorrebbe vedere la Casa Bianca svolgere un ruolo maggiore nella definizione della politica monetaria.
- Polarizzazione – È un rischio che ci ha sempre più preoccupato nell'ultimo decennio e che continua a crescere. Secondo alcuni dati, gli Stati Uniti sono più polarizzati oggi che in qualsiasi altro momento della storia (compresa la guerra civile). E crediamo che la disuguaglianza nei redditi continui a essere sia il principale motore della polarizzazione sia un fattore chiave delle decisioni politiche strutturali di entrambi i partiti. Risolvere la disuguaglianza richiederà anni e sarà una sfida importante che la nuova amministrazione dovrà affrontare.
Nel complesso, riteniamo che tutte queste tendenze continuino, ma la vittoria di Trump si traduce in una loro significativa accelerazione. Le prossime pietre miliari da monitorare in questo ciclo elettorale sono le nomine di Trump nelle posizioni chiave e la programmazione delle politiche.