Anticorpi che smaltiscono la placca: il primo passo per frenare la progressione del morbo di Alzheimer
Per decenni i medici hanno definito le malattie e i disturbi neurologici, in particolare il morbo di Alzheimer, come un “cimitero” per la scoperta di farmaci. Le opzioni terapeutiche erano minime e comunque finalizzate alla gestione dei sintomi. Oggi riteniamo che questa situazione stia iniziando a cambiare e che potremmo trovarci agli albori di progressi terapeutici significativi.
Il morbo di Alzheimer, che rappresenta la maggior parte delle diagnosi di demenza, è una degenerazione irreversibile del cervello che influisce negativamente sulla memoria, sulla cognizione, sulla personalità e su altre funzioni cerebrali, portando infine alla morte. A livello globale, sono oltre 50 milioni le persone affette da Alzheimer, un numero che si prevede salirà a 150 milioni entro il 2050.9
I nuovi trattamenti, ossia gli anticorpi che rimuovono le placche amiloidi, attaccano e smaltiscono gli accumuli di proteina amiloide (placche) che concorrono alla morte dei neuroni. Nell’ultimo anno, due farmaci di punta, oggetto di ampi studi clinici, si sono dimostrati efficaci nel rallentare il declino cognitivo e funzionale del 25-30% dei pazienti affetti da Alzheimer precoce. I benefici di questi farmaci sembrano aumentare nel tempo, indicando una svolta nel trattamento di una malattia incurabile e devastante.
A nostro avviso, quindi, il margine di innovazione è ampio e include la crescita delle terapie a domicilio e delle molecole che trattano le forme precoci e pre-sintomatiche della malattia. Le aziende stanno testando molecole contro nuovi bersagli che potrebbero avere benefici aggiuntivi se combinate con gli anticorpi anti-amiloide. Inoltre, le aziende si stanno concentrando sull'identificare i pazienti che presentano i rischi minori e il maggiore potenziale di esiti positivi. Dato l’enorme bisogno insoddisfatto, in futuro queste forme terapeutiche potrebbero aiutare a trattare centinaia di migliaia, o addirittura milioni, di persone ogni anno, dando vita a una nuova categoria di mega-blockbuster. L’efficacia iniziale di questi farmaci sta già generando un “effetto di riverbero”, orientando la ricerca verso altre forme di demenza e malattie neurologiche.