Perché, nelle circostanze citate, la liquidità genera performance inferiori all'obbligazionario? Innanzitutto, gli investitori obbligazionari non sono costretti a reinvestire in un contesto di tassi d'interesse inferiori perché si sono già assicurati i rendimenti più elevati. In secondo luogo, la componente di duration delle obbligazioni tende a incrementare la performance nel caso in cui anche la parte centrale o lunga della curva dei rendimenti si abbassi. Infine, in genere una fase prolungata di tagli ai tassi d'interesse favorisce la crescita economica, che a sua volta può far contrarre gli spread, a tutto vantaggio degli investitori in obbligazioni societarie.
Nel nostro esempio, tutte le categorie di reddito fisso di qualità elevata hanno sovraperformato la liquidità, mentre le obbligazioni con duration più lunga hanno tendenzialmente sovraperformato quelle con duration più breve. Non dimentichiamo, però, che le obbligazioni con scadenza più lunga sono generalmente soggette a maggiore volatilità. Se la potenziale volatilità dei tassi d'interesse viene percepita come troppo rischiosa, gli approcci basati su una duration breve possono aiutare a ottenere un maggiore spread rispetto alla liquidità e beneficiare al contempo delle curve dei rendimenti invertite (tassi d'interesse più elevati nella parte breve della curva) con un'esposizione moderata ai tassi e, quindi, una minore volatilità attesa.
Ora che gli spread si sono contratti, è troppo tardi per investire nel credito?
È vero, gli spread di credito si sono notevolmente ridotti nel 2023 e non c'è più molto margine per ulteriori contrazioni. Tuttavia, crediamo comunque che la prospettiva di incamerare gli spread resterà allettante, anche se non ci saranno nuove contrazioni di rilievo.
Al momento non si prevede una grave recessione su scala globale; anzi, gli indici PMI globali lasciano presagire una probabile accelerazione della crescita. I consumi si confermano a livelli relativamente solidi e le aziende sembrano essere ben capitalizzate. Nonostante la debolezza di alcuni settori, ci attendiamo un allungamento del ciclo del credito e non prevediamo un "maturity wall" (data in cui la maggior parte del debito dovrà essere ripagato o rifinanziato) che costringa le aziende a rifinanziamenti di massa. In base alle suddette circostanze, gli spread potrebbero rimanere contenuti. In altre parole, dato che probabilmente non ci saranno notevoli ribassi di mercato, perché non incamerare lo spread di credito, anche se gli spread non si ridurranno in misura significativa come avvenuto lo scorso anno?
I titoli di Stato domestici offrono una soluzione a basso rischio. Perché valutare esposizioni alternative all'obbligazionario?
I titoli di Stato possono rappresentare un'alternativa a basso rischio nell'area del reddito fisso. Alcuni, come i BTP italiani, possono anche avere rendimenti interessanti. Ma se rendono molto è perché il debito sovrano italiano è percepito come più rischioso rispetto alle obbligazioni governative di molti altri Paesi europei. Il che può ritorcersi contro gli investitori in periodi di volatilità specificamente legata all'Italia, come avvenuto dopo le elezioni politiche del 2018: i BTP offrivano rendimenti interessanti prima del voto, ma hanno subito forti vendite tra il 2018 e il 2019, lasciando molti investitori in posizione svantaggiata a lungo prima di riprendere quota. Oggi, con i livelli dei titoli governativi in rapida crescita in gran parte d'Europa, sono molti gli altri titoli di Stato esposti a potenziali sentimenti di avversione al rischio. Come mostra il Grafico 2, integrare un portafoglio investito in un singolo Paese o nella sola Eurozona con un'esposizione a obbligazioni globali con copertura valutaria può contribuire a generare rendimenti interessanti, migliorando al contempo la diversificazione e contenendo la volatilità.