Gli ultimi anni sono stati un banco di prova per la tenuta dei mercati emergenti: la pandemia ha provocato il più drastico calo del PIL globale degli ultimi decenni ed è stata seguita da un rapido ciclo di rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve come non se ne vedevano da parecchi anni, oltre che da una stretta monetaria nella maggior parte delle economie sviluppate. Anche la persistente debolezza della crescita cinese ha rappresentato una fonte di difficoltà per i paesi emergenti, che tuttavia hanno dato prova di grande resilienza di fronte a queste avversità. Questa solidità è stata più evidente nei segmenti obbligazionari, con gli spread sovrani investment grade che sono rimasti molto stabili negli ultimi anni e quelli con rating BB che hanno registrato un rally. Da quando la Fed ha iniziato ad aumentare i tassi d’interesse all’inizio del 2022, molte valute rappresentate nel J.P. Morgan GBI-EM (Government Bond Index-Emerging Markets) hanno registrato rendimenti positivi, in alcuni casi anche a doppia cifra al momento della stesura del presente articolo. Questo andamento è ascrivibile a una serie di fattori.
- Innanzitutto le politiche adottate dai mercati emergenti sono maturate; negli ultimi venti o trent’anni, molti paesi si sono orientati verso valute e obiettivi d’inflazione flessibili e i disallineamenti valutari nei bilanci del settore pubblico e privato sono diminuiti, unitamente a una maggiore credibilità dei target d’inflazione; ciò significa che le valute rappresentano ora efficaci meccanismi di adeguamento, che aiutano ad assorbire gli shock anziché amplificarli.
- Il miglioramento nella definizione delle politiche ha inoltre permesso a molti paesi emergenti di sviluppare mercati locali ampi e liquidi, che contribuiscono a finanziare i governi; pertanto, la dipendenza da fonti di finanziamento esterne è notevolmente diminuita rispetto al passato.
- La gestione dello shock inflazionistico nel periodo 2021-23 ha rafforzato la credibilità; le banche centrali dei mercati emergenti hanno iniziato ad aumentare i tassi molto prima delle controparti nei paesi sviluppati, e molte li hanno portati ben al di sopra del livello neutrale. In questo periodo, le banche centrali dei mercati emergenti hanno espresso una chiara preferenza per valute stabili o forti per contenere l’inflazione.
- L’indebolimento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina genera effetti positivi (ma anche negativi) per i mercati emergenti. Alcuni paesi stanno beneficiando del cosiddetto “nearshoring”, mentre altri beneficiano della solidità dei prezzi delle materie prime tramite un miglioramento delle ragioni di scambio. Inoltre, molti paesi beneficiano di un buon rapporto sia con gli Stati Uniti che con la Cina, senza dover scegliere tra l’uno o l’altro partner.
In alcuni mercati emergenti è capitato che una serie di shock e una cattiva politica interna abbiano gravemente peggiorato i problemi di sostenibilità del debito, costringendo talvolta i governi ad attivare le procedure di ristrutturazione. Si tratta in genere delle economie più piccole e fragili, che hanno dovuto affrontare il duplice colpo della pandemia e delle conseguenti fiammate inflazionistiche. Tuttavia, questi paesi costituiscono una porzione relativamente piccola dell’universo obbligazionario dei mercati emergenti e, in alcuni casi, potrebbero addirittura presentare opportunità d'ingresso interessanti nel corso dei negoziati per la ristrutturazione del debito.